Ciuffolino in scena!

Simona interpreta il racconto di Roberta

Tempo di lettura: 12 minuti

Pubblicato il 11/07/2015

Un ricordo di bambina, un teatro o meglio ciò che ne rimane, il soffitto non c'è più e i palchi, vuoti ormai da tanti anni, lasciano in mano al vento di mare i loro tendaggi laceri e scoloriti.

Prima un terremoto, poi la seconda guerra mondiale hanno messo fine ai suoi giorni gloriosi e anche a quelli non gloriosi.

Siamo io e Paola, la mia amica poco più grande che mi guida alla scoperta di questo luogo nel quale poi rientrerò tante volte, colta da un fascino senza fine. 

Passando da un varco nelle mura esterne siamo entrate da quello che un un tempo era il palcoscenico e da lì ci si sono parati davanti gli ordini di palchi. Come non pensare a tutti personaggi, illustri come Mascagni, Leoncavallo, Toscanini, Verdi, ma anche a quelli sconosciuti o che non si ricordano più, che hanno calpestato queste tavole? A quello che devono aver provato quando all'apertura del sipario nel teatro gremito e vociante si creava quel senso di apnea e nel contempo di felice attesa che solo in teatro riesce a crearsi? Mentre mi guardo intorno incredula ed ammaliata, Paola alla quale piace sempre stupirmi mi dice: "Lo sai che si dice che qui ci sia un fantasma? Un ragazzo giovane che morì nell'incendio del precedente teatro sulle cui ceneri hanno poi costruito questo, per questo il teatro di chiama "Fenice", come l'uccello che rinasce dalle proprie ceneri, è successo tanti anni fa, c'è chi dice di averlo visto passeggiare tra i palchi e sul palcoscenico".

Avevo sette anni e non ho mai dimenticato quella prima visita al teatro e le sue parole. 

Era nel caldo opprimente che permeava Senigallia quel 9 agosto 1838 che Luigi  Silvestri, da tutti conosciuto come Ciuffolino, o meglio "Ciuffulìn" secondo il dialetto locale, così chiamato a causa dei riccioli neri che ricadevano sulla sua fronte in quel preciso momento bagnata di sudore, stava sistemando le pelli che suo padre aveva portato in teatro qualche settimana prima, siccome non tutte erano state utilizzate il genitore gli aveva chiesto di preparare e sistemare provvisoriamente dietro al palcoscenico quelle inutilizzate da riportare al deposito.

Aveva diciassette anni Ciuffolino e lavorava in teatro ormai da quasi cinque, da quando Rodolfo, così si chiamava suo padre, fornitore di tessuti per il teatro stesso, gli aveva fatto ottenere un incarico come avvisatore teatrale.

A lui piaceva quel lavoro, doveva allertare gli artisti al momento di andare in scena, bussava alle porte dei camerini e li vedeva apparire trasformati rispetto a solo poche ore prima, aprivano la porta ed erano diventati re o regine, santi od eroi o improbabili personaggi di fantasia, e lui che aveva un senso dell'ironia molto sviluppato si divertiva a volte anche a scherzarci insieme, pur senza mai diventare inopportuno, era stato ben educato e tutti si affezionavano in poco tempo a quei grandi ed irridenti occhi neri, incorniciati dai ricci e montati su un corpo fin troppo magro e agile, una piccola lepre, spesso poi dal teatro si servivano di lui anche per altri incarichi, confidando nella sua prontezza sia di mente che di corpo.


Pochi mesi prima Luigi aveva partecipato con molto entusiasmo all'allestimento dell'opera “Belisario” del Maestro Donizetti, aveva contribuito a cercare e sistemare gli oggetti che avrebbero dovuto far parte della scenografia, fu in quell'occasione che gli chiesero di andare dal rigattiere a cercare delle brocche da posizionare sul palcoscenico per le scene relative all'opera e fu in quel giorno che Luigi si trovò davanti per la prima volta la leggiadra nipote di Nino, il rigattiere.

Ilde aveva capelli rossi ed enormi occhi verdi, era magra ma il suo viso era rotondo e solare, non appena la vide Luigi dimenticò brocche ed opere, Donizetti e persino il teatro, e tutta l'irruenza della sua adolescenza si concentrò nel caldo che dallo stomaco sentì risalire verso la faccia.

Ilde vendeva le uova che sua madre, una donna che un tempo doveva essere stata bella almeno quanto lei, ma che ora appariva come svuotata, con molta solerzia recuperava nel loro terreno continuamente solcato da galline e altri animali da cortile e che si trovava subito fuori il territorio di Senigallia. Ogni venerdì Ilde portava verdure dell'orto e appunto le uova a vendere nel foro annonario dell'urbe.

I loro occhi si incrociarono per un solo momento e non ci fu bisogno di dichiarazioni e delle complicate e a volte pompose frasi da melodramma tante volte udite arrivare dal palcoscenico, di omaggi ed inchini, si erano capiti con la forza ed il calore che il bisogno di amore, proprio della vita che sboccia, porta con sé.

Da allora ogni venerdì Luigi andava al mercato ad incontrare Ilde e lei non appena posizionava le sue ceste piene di verdure e uova a terra cominciava a guardarsi intorno nell'attesa che lui arrivasse.

Una mattina, di buon'ora, lui chiese all'oste che aveva il suo piccolo locale di fronte al teatro di dargli un bicchiere di vino, “A quest'ora?” chiese l'oste, “Ma che ti è preso, Ciuffulìn??” Luigi bevve il bicchiere di vino in un sol sorso e correndo verso la piazza nella quale Ilde vendeva le sue merci la cercò con impeto, la trovò e sostenuto dal coraggio datogli dal vino le scoccò un bacio sulle labbra e in quel momento percependo il contatto del seno di lei contro il suo petto tutto l'entusiasmo per la vita scoppiò in un sol colpo. Ilde arrossì, sorrise e pensò di essere davvero innamorata di quello spavaldo, coraggioso ragazzo, anche se suo padre l'aveva avvertita di non comportarsi come alcune ragazze di città che non avevano a cuore la propria moralità.

Questo era stato l'unico gesto eclatante, dovuto a giorni di fremente attesa e a notti passate immaginando, fino a quel momento non si erano che parlati un attimo, guardati negli occhi e scambiati parole sottovoce, ma neanche tanto vicini per qualche breve minuto, finchè una qualche massaia non arrivava a comperare le uova e li guardava in maniera colpevolizzante, allora Luigi salutava educatamente entrambe e se ne andava, per il momento questo era tutto, ma un giorno sarebbe andato a parlare con il padre di Ilde e allora le cose sarebbero cambiate.

La mamma di Luigi invece era una donna ancora bella e piacente, scura di capelli come lui, lunghi riccioli e un aspetto vagamente zingaresco, Angiola amava molto quel suo figlio che le somigliava come un doppio eterico, vi percepiva lo stesso amore puro per l'esistenza che lei stessa possedeva e che invece mancava a volte al suo consorte, il padre del ragazzo. A lei Luigi aveva raccontato di Ilde e della corsa a perdifiato ed a occhi quasi chiusi verso la piazza del mercato per trovare il coraggio di baciarla e Angiola era stata ad ascoltarlo con i grandi occhi neri e profondissimi pieni di  amorevole partecipazione.

La notte Luigi a volte non dormiva e allora si sedeva sul letto che stava diventando decisamente troppo corto, e guardava la luna, questa cosa aveva un potere magico su di lui, era come aprire un libro e lui cominciava a fantasticare su qualsiasi cosa. Gli succedeva fin da quando era piccolissimo, ora che nei suoi pensieri c'erano non più i giochi di bambino o le scorribande avventurose con gli amici, ma i teneri e dorati seni di Ilde anche le sue fantasie prendevano una piega diversa e immaginava notti d'amore tra quelle braccia toccate dal sole ma anche una casa e dei bambini e Ilde come moglie, ci si perdeva in questi sogni e a volte si stupiva vedendo spuntare il sole, incredulo di aver passato metà della notte seduto a guardare ll cielo e ad immaginare.

A metà del precedente luglio, nella confusione ed elettrizzata euforia  generale che regnava in città, dovuta all'enorme fiera che si teneva annulamente e che richiamava mercanti da ogni dove, a teatro cominciarono le prove per un nuovo spettacolo, “La battaglia di Navarino”.

Era un balletto e quando arrivò il carro dei costumi Luigi rimase affascinato, immaginandoli già addosso a protagonisti e figuranti, la trama parlava di una battaglia navale tra flotte occidentali ed orientali, erano presenti anche bellissimi costumi da baiadera.

Al padre di Luigi venne chiesto di integrare la bellezza dei  costumi portando dei pellami che sarebbero serviti a completare quelli dei soldati ed ad allestire alcune scene, prontamente egli si prodigò, poche ore dopo arrivò con un carretto carico di pellami e chiese a Luigi di sistemarle dietro al palcoscenico, poi avrebbe pensato chi di dovere a servirsene, Luigi obbedì come sempre, dentro di sé anche orgoglioso per l'incarico che suo padre aveva all'interno del teatro che riteneva prestigioso.

Quando si trovarono a sistemare tutti i costumi si accorsero che in mezzo ad essi, per errore, ve n'era finito uno che col balletto non aveva nulla a che fare, era un costume da giullare; allora l'impresario, il Signor Lanari, che come tutti quelli che avevano avuto modo di incontrarlo, aveva già in simpatia Luigi, pensò di fare una cortesia e al contempo di ingraziarsi le maestranze che come si sa, hanno un ruolo importante nella riuscita di uno spettacolo.

Chiamò Ciuffolino e gli disse: “senti, fai bene il tuo lavoro, in tutto quello che ti compete e se sarai efficiente e preciso ti regalerò questo costume, lo potrai indossare al prossimo carnevale, che so che qui a Senigallia ha una grande importanza e saranno davvero in pochi quelli che potranno dire di averne uno altrettanto bello e farai un figurone” e gli sorrise paternalmente.

 

Luigi sgranò gli occhi colpito da tanta generosità e pensò dentro di sé che per niente al mondo avrebbe perso l'occasione di guadagnarsi quella meraviglia, ora poi che aveva anche una ragazza a fare bella figura ci teneva.

Ora tutto era pronto quella sera, quindi, per l'ultima messa in scena del balletto che a dire il vero nelle sere precedenti era già stato rappresentato altre volte senza ottenere un grande successo. A Ciuffolino tuttavia era piaciuto stare dietro le quinte ad assistervi, con le baiadere e i loro abiti multicolori che ondeggiavano, con il bel fondale dipinto dal pittore Martinelli, e il fuoco vero sul palco per dare maggiore credibilità alla battaglia di cui il balletto narrava.

A fine rappresentazione il solito applauso tiepido accompagnò l'uscita di scena dei ballerini e le maestranze si accinsero come al solito a sistemare e riporre tutto ciò che si trovava sul palco, dopo un paio d'ore furono liberi di andare ognuno a casa propria ed anche Ciuffolino uscì.

Fuori dal teatro si fermarono a salutare l'oste e a bere un ultimo bicchiere quando ecco che un grido di stupore si levò da uno degli addetti, mentre con gli occhi sbarrati guardava una nuvola di fumo uscire da una finestra a metà altezza del teatro. 

In un attimo fu allarme e panico, grida, corse confuse.

Il teatro stava bruciando.

Si cercò di capire in fretta e furia se si potesse salvare qualcosa ma già le prime lingue di fuoco cominciavano a vedersi all'esterno e si capì che si poteva fare ben poco.


Luigi era terrorizzato, più perchè in un attimo pensava a tutto ciò che stava perdendo e che amava, che per il fuoco.

Pensò al suo amato incarico, alle pelli che per suo padre aveva sistemato dietro al palcoscenico e che dovevano essere riportate al deposito, Rodolfo avrebbe subìto una grave perdita se non si fossero recuperate, ma soprattutto pensava al magnifico costume da giullare che l'impresario Lanari gli aveva promesso, col quale avrebbe potuto farsi vedere dall'amata Ilde, bello, colorato, superbo e gioioso.

Quindi decise, entrò. Doveva recuperare almeno quelle due cose.

Riusci, ad arrivare con una certa facilità fino al palcoscenico, sollevò le tavole e prese il pellame, poi corse verso il guardaroba per prendere il costume da giullare, non lo trovò e si mise a cercare furiosamente, alla fine eccolo.

Lo prese e anche con le pelli tra le braccia corse verso l'uscita, ma fu un attimo accorgersi che nel frattempo l'uscita non esisteva già più sostituita da un mare di fiamme e fumo.

Quel fumo in un attimo si fece strada nei suoi polmoni, senza preavviso, senza quasi il tempo di averne paura e lui pensò confusamente al suo bel vestito da giullare, a sua madre, a suo padre, alla sua piccola sorellina e a Ilde, la bella luminosa Ilde dal viso di sole.

Poi il pensiero quasi svanì e al suo posto apparve qualcosa di molto chiaro e come ultima cosa realizzò che forse lo stavano portando fuori da quell'inferno.

Da una cronaca del tempo di Giuseppe Radiciotti, uno storico, si legge:

“Il terribile disastro avvenne la notte del 9 agosto 1838, poco dopo terminato lo spettacolo, l'ultimo della stagione. Accorsero dalla vicina caserma i carabinieri e molti cittadini, ma il fuoco, scoppiato sul palco scenico, invase tutto in un baleno, e gli sforzi di quegli animosi non valsero che a sottrarre alle fiamme divoratrici l'atrio col fabbricato sovrastante e la contigua caserma. S'ebbe a deplorare una vittima, Luigi Silvestri, giovinetto diciassettenne, soprannominato Ciuffolino, avvisatore teatrale, che dicono si fosse spinto imprudentemente tra le fiamme per mettere in salvo alcune pelli riposte dal padre in un nascondiglio del palco scenico. Grave danno ebbe a soffrire anche l'impresario Lanari il quale vi perdette una gran parte del vestiario, gli attrezzi, gli spartiti”.


Il mattino dopo era un venerdì ed Ilde come sempre si accinse a dirigersi a piedi verso Senigallia e portare le sue merci al mercato. Le cadde il cesto di mano e tutte le uova finirono per rompersi sul selciato quando vide la montagna di macerie fumanti e Rodolfo con gli occhi ancora sbarrati a guardarle, e Angiola disfatta che abbracciava la sua figlia più piccola.

 

Sono passati tanti anni da quella sera dell'agosto 1838 e molti anche da quando piccola insieme alla mia mia amica Paola mi aggiravo tra i ruderi del teatro.

Ora quel rudere è stato abbattuto ed al suo posto hanno costruito un altro edificio, sempre adibito a teatro, ma non ha magia.

Sono venuta qui nei giardini dedicati al soprano Angelica Catalani che si trovano proprio di fianco al nuovo edificio, e mi sono seduta su una panchina, il sole piano piano tramonta, arriva la notte che avvolge i pini marittimi del giardino e le tenebre avvolgono il brutto edificio moderno che ha sostituito la gloriosa vecchia “Fenice”.

Ad un tratto mi accorgo che il cancello laterale del teatro si sta aprendo, osservo e con mio grande stupore vedo uscire un corteo di musicanti, sono allibita, a quell'ora e senza nessuno in giro??

Alla testa del corteo un giullare, saltella col suo bastone che sta facendo al contempo roteare nell'aria.

Il corteo fa il giro del giardino e improvvisamente si trovano di fronte a me, il capo corteo si ferma e tutti gli altri si fermano dietro di lui, mi guarda, mi fa un inchino e infine mi fa l'occhiolino, finalmente lo riconosco, è Ciuffolino, che in silenzio ha accompagnato i miei giorni dall'infanzia, da quando seppi della sua esistenza, ad oggi che ho deciso di parlare di lui affinché ogni tanto qualcuno si ricordi ancora di questo ragazzo perso nelle nebbie del tempo.


Apro gli occhi di soprassalto e mi ritrovo nel mio letto, ma so che non era un sogno quello a cui ho assistito. Lui è lì felice, col suo codazzo di strambi musicanti e fa parte dell'anima più profondamente radicata di questa città, e per chi vuole ricordarlo ha in serbo una manciata di coriandoli fatti di poesia, di fantasia e di musica appartenente ad un luogo che non c'è più, ma che risorge magicamente ogni volta che qualcuno decide ancora una volta di evocarlo, con le sue tenebre e le sue luci.

 

Bibliografia: Il teatro a Senigallia – AA VV - Edizioni Electa.

 

Teatro musica e musicisti in Senigallia – Giuseppe Radiciotti - Edizioni Forni


"Ti Racconto un'Emozione ..." è  ideato, realizzato e gestito da Ristorante La Cascina di Arona --- >>> http://ristorantelacascina.jimdo.com/

E' severamente vietata la riproduzione anche solo parziale di testi e immagini 

Condivi la pagina sui tuoi social, clicca i bottoni qui sotto

L'autrice del racconto, ospite della rubrica "Ti Racconto un'Emozione ..."

Roberta Rocchetti è nata a Senigallia il 7 settembre 1965.

Dal 1990 vive a Corinaldo.

Si occupa da sempre di parapsicologia, e da qualche anno ha sviluppato un programma di

counseling attraverso la simbologia archetipica dei Tarocchi.

Lo scrivere per lei è più un prolungamento del suo interesse e dei suoi studi in campo

parapsicologico che un esercizio letterario in sé per sé.

E' sposata, ha due figli, ama molto la musica, in particolare l'opera lirica e tutto ciò che è arte,

soprattutto quella di primo novecento. Ama gli animali ed è convinta che la bellezza dovrà

necessariamente salvare il mondo.

Le fotografie di Simona e il racconto di Roberta hanno creato un'emozione ??                             Lascia un commento qui sotto così le artiste potranno leggerlo, grazie !!

Commenti: 30
  • #30

    Paola Bozzi (venerdì, 27 ottobre 2017 22:22)

    che bel racconto! commuovente e visionario....

    Ora so un altro piccolo pezzo della storia dimenticata e soprattutto sconosciuta di Senigallia, e conoscere Ciuffolino è stato un piacere, simpatico, fresco giovane pieno di speranze e di sogni...che vivifica la memoria con la sua forza vitale che il fuoco non ha spento...

    peccato non poter vedere l'antico teatro...

  • #29

    Cinzia (lunedì, 30 gennaio 2017 21:07)

    Emozionante!!!
    Brave

  • #28

    Rita (venerdì, 28 agosto 2015 17:23)

    Come sempre Sabrina ha delle belle idee, il racconto di Ciuffolino è una piacevole ed emozionante lettura, le foto interpretano bene le parole e anch'esse rilasciano emozioni.
    Complimenti alle donne partecipanti.

  • #27

    Giuliana Pedroli (mercoledì, 19 agosto 2015 01:32)

    Le fotografie riportano la mente ad un mondo lontano, poetico e irreale. Ad un mondo capace di rendere reale la storia di un amore che si perpetua solo nel ricordo. Le fotografie sono l'anima del ricordo, ci riportano ad un tempo non troppo lontano ma che purtroppo il tumultuoso trascorrere degli anni tende a cancellare. Eppure era la nostra vita non molto tempo fa ...

  • #26

    Rita (giovedì, 30 luglio 2015 13:20)

    Racconto emozionante, trovato per caso girovagando in internet, che bella cosa !
    Le foto delle chincaglierie, sono fantastiche !

  • #25

    Giovanna (venerdì, 17 luglio 2015 19:29)

    Racconto emozionante, belle fotografie.
    Mi sono emozionata, grazie.

  • #24

    Sabina (mercoledì, 15 luglio 2015 13:38)

    Ciao Sabrina, detto fatto!
    Hai ragione, un racconto emozionante, l'ho letto due volte per cogliere tutte le sfumature, immagini stupende, bella iniziativa.
    Magari un giorno partecipo anch'io come ospite, chiudo a chiave in un cassetto la timidezza e accetto il tuo invito.
    Grazie, un bacio grande, Sabina.

  • #23

    Sabrina della Cascina (martedì, 14 luglio 2015 19:18)

    Faccio copia/incolla del commento di Luca che è arrivato via mail e che qui compare solo in parte:
    "Quando pubblicherete un racconto scritto da una mano maschile ?
    Siete anarchiche :-D e femministe :-D a parte gli scherzi, bel racconto è belle foto, difficile competere con tanta bravura! E brava la Sabry"
    Luca è un grande sostenitore del ristorante La Cascina, dice sempre che vorrebbe vivere in un pianeta popolato da sole donne e lui l'unico della sua specie ... povero, non immagina neanche quello che gli potrebbe capitare :-P

  • #22

    luca (martedì, 14 luglio 2015 16:32)

    Quando pubblicherete un racconto scritto da una mano maschile ?
    Siete anarchiche

  • #21

    Emma (martedì, 14 luglio 2015 14:15)

    Semplicemente emozionante !
    Grazie dell'invito a leggere, trovo che il racconto sia ben fatto e sopratutto degno della trama di un palcoscenico, complimenti !

  • #20

    lucia (martedì, 14 luglio 2015 13:42)

    pausa pranzo con un panino e un racconto emozionante
    questa cosa mi piace molto, grazie

  • #19

    Ermanna (martedì, 14 luglio 2015 13:38)

    Ciao Sabrina, ma mi dici di che sostanza ti fai ? Ma dove trovi tutte queste idee, e dove hai trovato le compagne d'avventura ? E il tempo, dove trovi il tempo ?
    Complimenti, grandi emozioni, piacevole lettura e belle immagini.
    Ci vediamo alla Cascina, devo venire ad assaggiare la vostra birra, a presto.
    Un bacio

  • #18

    Marco (martedì, 14 luglio 2015 12:09)

    Amo leggere, vi ho incontrato per caso sul virtuale, do il mio contributo dicendo che questa rubrica è molto bella, l'emozione traspare in ogni parola, le foto s'intrecciano perfettamente, un plauso a tutte le donne di questo contesto.

  • #17

    Marta (martedì, 14 luglio 2015 11:52)

    Buongiorno donne, come sempre le iniziative letterarie hanno la priorità nella mia vita.
    Ho letto ieri sera il racconto e mi sono piacevolmente emozionata, complimenti per queste strategia tutte al femminile, vorrei essere più vicina per conoscervi di persona.
    Un abbraccio ricco di affetto.
    Marta

  • #16

    Roberta (Luna) Rocchetti (martedì, 14 luglio 2015 09:56)

    Grazie a tutti per le bellissime parole e per avermi confermato che Ciuffolino è vissuto di nuovo, almeno per un istante nel vostro cuore.

  • #15

    Elda R. (martedì, 14 luglio 2015 01:05)

    Ho assaporato ogni parola, ero certa di cogliere emozioni, le fotografie rispecchiano perfettamente il racconto, ottimo connubio di parole, immagini ed emozioni, avete fatto un bel lavoro, complimenti.

  • #14

    Gaia (martedì, 14 luglio 2015 00:28)

    Grazie di avermi regalato 12 minuti di belle emozioni ☺ forse ci ho messo qualche minuto in più, complimenti alle artiste !

  • #13

    Piero (domenica, 12 luglio 2015 23:53)

    Splendido racconto, ben scritto, immagini belle e ben collocate, complimenti alle donne coinvolte in questa iniziativa, grazie alla signora della Cascina che mi ha invitato a visionare questa pagina, buona continuazione.

  • #12

    Alessandro Zanardi (domenica, 12 luglio 2015 22:55)

    Gentile Roberta Luna,
    ho letto d'un fiato questo tuo tenero racconto e mi sono molto emozionato.
    Sono violoncellista da più di trenta anni in un altro Teatro la Fenice che ha subito la stessa sorte.
    Grazie
    Alessandro
    P.S. sono il marito di Lara tua amica su facebook

  • #11

    Francesca Casavecchia (domenica, 12 luglio 2015 21:28)

    La magia del teatro e la magia della vita. Una piccola storia struggente, di quando non si aveva nulla, ma si sapeva vivere intensamente.
    Non conoscevo questa storia di Senigallia e sono felice che tu l'abbia voluta raccontare. Adesso, quando passerò per quei giardini, manderò un pensiero a Ciuffolìn.

  • #10

    Caterina (domenica, 12 luglio 2015 17:05)

    Passeggio anche io su quelle tavole bruciate, sono anch'io nella banda dietro a Ciuffolino.
    L'amore rubato non muore mai, i personaggi neanche, se c'è qualcuno a ricordarli.
    Grazie per questo racconto e per le belle immagini.

  • #9

    Daria (domenica, 12 luglio 2015 10:23)

    Grazie infinite Sabrina..la storia è bellissima e commovente..In fondo i sogni di Ciuffolino non si sono interrotti....ma lui ha continuato a vivere la sua bellissima storia attraverso le belle parole scritte in questo romanzo....e vivrà per sempre...anche nella mia mente e nel mio cuore.....Grazie ancora...
    Dimenticavo...anche le immagini sono fantastiche...

  • #8

    Mariuccia (domenica, 12 luglio 2015 01:40)

    Ma che bello ! Racconto emozionante, fotografie emozionanti, quella delle scarpine poi fa riaffiorare i ricordi della mia infanzia ..... grazie Sabrina di avermi invitato a visionare questa rubrica, hai sempre delle idee fantastiche e originali, ti ammiro tantissimo per le tue iniziative, sei unica nel tuo genere.
    Grazie anche alle artiste, miscela esplosiva nelle mani di un'alchimista delle emozioni, brave !

  • #7

    Nicola (sabato, 11 luglio 2015 19:20)

    molto carino,atmosfera interessante brava Roberta.

  • #6

    Giampiero Chiucini (sabato, 11 luglio 2015 17:00)

    Preferisco chiamarti Luna. Brava Luna, un racconto molto delicato, poetico. Fresco come l'età del protagonista. Avvolgente come la passione dei due ragazzi, ma anche come il fumo che rende immortale la loro storia, tanto più che nella realtà, praticamente, non aveva avuto che un tempo brevissimo. Affascinante anche l'ambientazione teatrale. Forse tutto il racconto è teatro!

  • #5

    carla (sabato, 11 luglio 2015 15:44)

    Bellissimo e suggestivo ho rivisto con gli occhi di allora (8 anni circa di età )ora cinquantottenne le rovine interne del teatro quando per gioco si andava di nascosto a scoprire cosa c'era dentro mi ricordo ancora quella luce particolare il fresco che c'era vi abitavano delle famiglie

  • #4

    LORO (sabato, 11 luglio 2015 14:49)

    Sei il mio mito :)

  • #3

    giuliana (sabato, 11 luglio 2015 14:48)

    Davvero bello, parole e immagini perfettamente integrate

  • #2

    Chiara Bettelli (sabato, 11 luglio 2015 12:36)

    Grazie Roberta, mi hai emozionato...

  • #1

    Ceice (sabato, 11 luglio 2015 12:08)

    Bello il racconto e bella l'impaginazione. Molto fine. Nella grande albasia mattutina ho versato una lacrimuccia "come allor che fa il nido sul Mar Sicano la sposa Alcyone"