Passi di danza 

Giuliana interpreta le opere di Tina

Tempo di lettura: 9 minuti

Pubblicato il 15/08/2015

Erminia era figlia unica, timida, un tantino scontrosa, molto, molto sensibile, soprattutto taciturna

Era stato difficile spiegare quello che significava per lei la danza. Divertimento, soddisfazione, piacere? Forse sì, tutto questo, ma anche qualcosa di diverso. Sembrava assurdo, ma per lei era il solo modo con cui poter comunicare con gli altri, con il mondo.

Quando aveva iniziato a muovere i primi passi a suon di musica, aveva sentito che mamma e nonna, parlando tra loro, dicevano che quella bimba, un po’ grassottella e un poco scialba, avrebbe faticato nella classe di danza, dove aveva voluto assolutamente essere iscritta. Anche l’insegnante aveva scosso il capo, poco convinta che la bimbetta che le avevano portato avrebbe mai potuto essere una ballerina. A lei il cuore scoppiava dalla felicità di poter armonizzare i suoi movimenti con la musica, immemore degli altri, e non aveva dato alcun peso alle parole deprimenti della maestra di danza. Discorsi tra adulti, a lei importava solo essere lì.

«Allora due volte a settimana, così, almeno sarà come se tu fossi in dieta», la madre, donna bella e avvenente quanto superficiale e sciocca, aveva strizzato l’occhio alla nonna, che le aveva accompagnate, come a dire che, almeno, tutta la ginnastica avrebbe fatto avrebbe contribuito a snellire le sue forme troppo piene. Il padre, solitamente immerso nei suoi studi di entomologia, perso tra insetti e microscopi, venne informato a iscrizione avvenuta, tra una portata e l’altra a cena.

Era difficile distoglierlo dal risotto con gli asparagi, il suo piatto preferito, ma aveva fatto uno sforzo, aveva atteso di terminare la pietanza, aspettando di attaccare lo sformatino di verdure, piatto forte della cuoca, poi aveva guardato fisso la figlia e aveva sentenziato: «Bene, se alla piccola piace muoversi a suon di musica, e musica che sappia parlare al cuore, hai fatto bene, mia cara», poi si era applicato al cibo, dimentico del resto del mondo.

Erano passati gli anni, e la bambina era cresciuta, si era assottigliata, come sperava la madre, e continuava a ballare. La prima impressione della sua maestra si era trasformata, e se in famiglia ancora la vedevano come la bimba grassottella che era stata, quella si era resa conto di cosa fosse la danza per la ragazzina acerba in cui quella si era trasformata. Danzare, seguire con il corpo il ritmo della musica era come viaggiare su una nuvola, come abbracciare il mondo e da questo essere ricambiata; questo per Erminia era tutto quello che voleva. A volte, chiusa nella sua stanza, mentre provava i passi di danza che avrebbe dovuto sapere per la prossima lezione, le sembrava le scoppiasse il cuore per la felicità, poi la triste realtà la riportava sulla terra: poteva essere la madre a raccomandarle di studiare, oppure il padre, che la salutava con il solito “Ciao, sono arrivato”. O poteva addirittura era la nonna a ricordarle di uscire per comprare il latte che era finito. Nessuno pareva sapere che per lei il momento della danza era davvero l’unico in cui sapeva di essere viva.

Anche i saggi a fine anno erano disertati dai suoi distratti genitori, non sapevano, nemmeno supponevano che, anno dopo anno, Erminia fosse migliorata, che le sue gambe la trasportassero sempre più lontano, in un mondo unico dove pochi sanno arrivare. Non avevano mai sospettato, i suoi genitori, che alla fine del suo numero anno dopo anno gli applausi fossero cresciuti fino a raggiungere il massimo che ci si potesse aspettare da quanti presenziavano a un saggio; a niente serviva che gli spettatori avessero figli e nipoti volteggianti sul palco, dopo Erminia gli altri passavano in secondo piano. La sua danza era una poesia, la sua danza era meravigliosa: un sogno.

La bimba paffutella, la ragazzina asciutta si era trasformata ed era diventata una splendida farfalla.

«Ti ho insegnato tutto quello che sapevo, Erminia. – un giorno la sua maestra di danza l’aveva chiamata da parte – Ora non so cos’altro potrei darti, se non un consiglio. È venuto un critico piuttosto importante, uno che se ne intende davvero di danza e mi ha chiesto perché la tua bravura è chiusa in questo piccolo borgo. Aveva ragione, qui sei sprecata. Vai a Milano e cerca di entrare alla Scala. Prova, sono aperte le selezioni».

Erminia aveva annuito, senza proferire parola. A casa si era rinchiusa in camera sua, aveva acceso la radio, sintonizzata su un programma di musica classica e aveva iniziato a danzare, per lei era il solo modo per pensare e decidere. Quando raccontò durante la cena cosa aveva deciso, i genitori restarono senza fiato e forse, per la prima volta, si resero conto dell’anima della loro figliola, dei suoi gusti, dei desideri che la scuotevano e che la rendevano quella che era.

«Vai, figliola e fatti onore!», una benedizione, un assenso, ma ancora non era comprensione, solo accettazione. Erminia si accontentò, era già molto.

Passarono gli anni, i genitori restavano nella piccola città di provincia, dove trascorrevano la vita senza sobbalzi e senza imprevisti, nella loro comoda ignoranza, mentre Erminia spediva loro cartoline da tutto il mondo e raccontava dei suoi successi ogni volta che rientrava a casa per le feste.

Mosca, Parigi, Londra, New York, Budapest, Roma… il mondo conosceva Erminia e lei ormai conosceva il mondo, ma non le bastava.

 

La gioia che provava era talmente pressante che le pareva di non lasciarne abbastanza correre tra la gente, avrebbe voluto raggiungere tutti e carezzarli con la sua danza, rallegrarli con i movimenti leggeri del suo corpo, avrebbe voluto asciugare le lacrime e cullare le tristezze… avrebbe voluto parlare con i suoi genitori e sperava che l’avrebbero amata per come era davvero, non per come credevano che fosse. 

Poi avvenne il miracolo.

I suoi decisero di andare ad assistere a un suo spettacolo: era estate e le avevano organizzato un tour che toccava anche il paesino dove era nata. Nei secoli passati, quando quel luogo aveva avuto la dignità di una piccola capitale di un minuscolo regno, era stato edificato un teatro che non aveva niente da invidiare, se non nelle dimensioni, al Regio di Parma o alla Scala di Milano. Su quel palcoscenico, tra riccioli dorati e velluti rosso cupo Erminia salì, leggera come una farfalla, tra nuvoli di veli bianchi, i capelli raccolti in uno chignon stretto in una rete di perle. Era bella, era leggera, era felice. Si abbassò la luce, si fece silenzio in teatro, poi un faro illuminò la figurina sottile e leggiadra che roteava sulle punte, che saltava in alto, volando quasi, che vibrava di vita. La musica accompagnava e sosteneva i suoi movimenti, erano una poesia che si allargava in tutta la sala, che penetrava nei cuori e che, alla fine fece aprire gli occhi ai suoi genitori.

Alla madre venne in mente la favola del brutto anatroccolo e pensò che sua figlia era davvero diventata un cigno bellissimo e candido, il padre non fece paragoni, era estasiato da sua figlia, la vedeva con occhi di uomo e sapeva che niente e nessuno l’avrebbe mai incatenata, sarebbe sempre stata libera di cantare il suo particolarissimo inno alla vita.

Sul palco Erminia ballava, immemore, felice, libera, la musica la portava lontano, la innalzava oltre le brutture del mondo, le permetteva di esistere e in quella particolare sera la giovane seppe che la sua vita aveva un senso irripetibile e unico. Erminia ora poteva parlare al mondo.



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L'artista delle opere, Tina Santoro, ospite della rubrica "Ti Racconto un'Emozione ..."

Vivo e lavoro a Busto Arsizio ma nel fine settimana mi trasferisco sul lago Maggiore a Massino Visconti dove da 15 anni grazie al maestro Carlo Monti ho potuto approfondire le tecniche del colore ampliando di conseguenza il mio "panorama " artistico.

Le mie opere spaziano da paesaggi a ritratti, prediligendo la figura femminile in tutte le sue forme ed in particolar modo le ballerine di danza classica dove le mie doti artistiche si sviluppano al massimo tra veli e trasparenze.

Ho partecipato a diverse mostre sia collettive che personali.

Faccio parte dell'Associazione Arte ad Arona.

Le opere di Tina e il racconto di Giuliana hanno creato un'emozione ??                                           Lascia un commento qui sotto così le artiste potranno leggerlo, grazie !!

Commenti: 14
  • #14

    Michela R. (martedì, 25 agosto 2015 13:44)

    Sinfonia d'emozioni, tra parole pennelli e colori, mi sono emozionata, brave queste donne emozionali!

  • #13

    Catia (domenica, 23 agosto 2015 20:26)

    Racconto emozionante, belle opere, poche parole per dire: siamo Donne!

  • #12

    Jenny (venerdì, 21 agosto 2015 11:24)

    Affascinante iniziativa, emozione tra le righe e nelle opere, grazie!

  • #11

    Cristina (mercoledì, 19 agosto 2015 09:55)

    Racconto molto carino. Il cellulare non rende giustizia ai dipinti. Spero di riuscire a vederli di persona. Complimenti a entrambe! E a Sabrina che me le propone sempre sulla pagina fb

  • #10

    Emma Righi (martedì, 18 agosto 2015 21:41)

    Splendida iniziativa, il racconto è emozionante, interpreta molto bene le opere, complimenti!

  • #9

    Mister Luca (martedì, 18 agosto 2015 20:14)

    ciao, ho seguito il consiglio di Sabrina, il racconto è piacevole ma le opere sono favolose, le ho viste dal vero l'altro giorno, queste ballerine ti lasciano senza parole, complimenti all'artista.
    brava Sabrina, come sempre ottime iniziative alla Cascina, attendo news per settembre, saluti a tutte.

  • #8

    Gianni (martedì, 18 agosto 2015 16:25)

    Splendida ed emozionante interpretazione delle opere. Brave!

  • #7

    Roby (martedì, 18 agosto 2015 13:15)

    che bel racconto !! emozionante :-)
    la signora tina è una brava pittrice, complimenti!

  • #6

    Luigi R. (lunedì, 17 agosto 2015 07:40)

    Emozionante !!!

  • #5

    Lucia (domenica, 16 agosto 2015 17:51)

    Splendida interpretazione, sia artistica che letteraria, mi avete emozionato !

  • #4

    Andrea (domenica, 16 agosto 2015 11:03)

    Tutto quello che è colori, tele e pennelli ha sempre affascinato la mia anima, il connubio scrittura/arte è semplicemente poesia.
    Complimenti per l'iniziativa, espressione letteraria e interpretazione artistica molto emozionante.

  • #3

    Titti (sabato, 15 agosto 2015 22:21)

    oggi Sabrina mi ha invitato a leggere, piacevole racconto, le opere le ho apprezzate dal vero, le ballerine sono semplicemente FANTASTICHE, complimenti alle artiste, complimenti davvero!

  • #2

    Patty (sabato, 15 agosto 2015 20:20)

    Vibrazioni di luci colori e trasparenze accompagnate da un racconto altrettanto delicato e piacevole bellissima emozione grazie donne!!mi avete trasportato dentro il racconto

  • #1

    Tina Santoro (sabato, 15 agosto 2015 11:25)

    Bellissimo racconto mi hai emozionato ti ringrazio tantissimo