I papaveri

Giuliana interpreta le opere di Patrizia

Tempo di lettura: 7 minuti

Pubblicato il 24/03/2015

La pioggia scivolava uggiosa lungo i vetri, tanto che sembrava piangessero, quasi come lacrimava il suo cuore. Si era infilata in testa un berretto che la proteggesse dal freddo, mentre i lunghi capelli biondi le scendevano sulle spalle, tristi, mentre attendevano che il nuovo sole dell’estate tornasse a farli splendere. Serena attendeva il momento in cui i suoi capelli avrebbero potuto di nuovo essere assimilati al grano maturo. Era consapevole che quel complimento era usuale, non denotava nessuna fantasia e, per questo, non le sarebbe stato caro se non le rammentasse un tempo lontano, quando era bambina e abitava in campagna, lungo le sponde di un fiume allegro.

Era solita correre nei campi fino a un vecchio salice e si nascondeva sotto le sue fronde, immaginando che fossero i muri di un castello fatato. Si scioglieva le trecce e guardava oltre la cortina bionda che scintillava: un mondo di sogno tutto suo. Un giorno lontano presso quel luogo magico aveva incontrato un uomo, un vecchio signore che su un taccuino dai grandi fogli bianchi disegnava con un carboncino il mondo incantato della bambina.

Serena si era bloccata, ma poi la curiosità era stata tanta e si era avvicinata a guardare: sotto le mani di quell’uomo nascevano segni scuri che prendevano vita e che facevano vivere sulla carta il mondo che le era tanto caro.



L’uomo e la bambina si erano squadrati in silenzio e poi, lentamente, sentendo che amavano lo stesso luogo e con la medesima intensità, avevano iniziato a chiacchierare. Dopo pochi minuti già parevano amici da lungo tempo, si raccontavano i segreti del luogo. Serena indicava al pittore dove si nascondeva una piccola talpa e dove le api succhiavano più volentieri il nettare nella stagione dei fiori. Non lontano da loro un casolare diroccato offriva un nascondiglio perfetto per una civetta che a sera andava a caccia.

«Perché ci sono conigli selvatici e ricci. E sai, a primavera i ricci si innamorano e cercano la loro fidanzata ovunque», raccontava la piccola, mentre l’uomo le faceva scoprire come foglioline minute, o la stessa acqua allegra del fiume si trasformavano in una quadro con pochi segni, ma sostenuti da un occhio attento che guardava per vedere e da una mano esperta che reggeva una matita per raccontare.

«Sapresti narrarmi anche una fiaba? – aveva chiesto Serena – Mi piacciono tanto le fiabe».

Così l’uomo aveva cominciato a raccontare una storia che si era snodata giorno dopo giorno per tutta l’estate. A giugno nel grano ancora verde erano spuntati i papaveri. Rossi, allegri, pieni di colore e di vita.

«Ci faccio le bamboline, delle belle damine vestite di seta», diceva Serena, mostrando al pittore la sua abilità: tra le sue mani i fiori leggeri si trasformavano e in breve due damine vezzose si inchinavano a destra e a manca, mentre la piccola sorrideva felice.

«Ti sporchi le mani, - le aveva fatto notare il pittore, sgridandola bonariamente – questi fiori hanno petali leggeri come le ali delle farfalle. Non sciuperesti mai le farfalle, vero? Lascia che vivano il tempo che è dato loro e che rallegrino gli occhi e l’animo con la loro delicatezza sfrontata».

Serena si era vergognata un poco, ma il pittore le aveva disegnato con un carboncino un grande papavero tutto per lei e glielo aveva regalato in cambio di tutti i fragili fiori che lei non avrebbe più strappato.

Poi quando le foglie erano arrossite e ingiallite, quando gli animali del prato e del bosco si erano preparate le tane per trascorrere il lungo inverno, l’uomo aveva salutato Serena e le aveva dato appuntamento per le nuova stagione.

«D’inverno non dipingo, ho troppo freddo. Ma ti prometto che ci rivedremo nuovamente a primavera. Tieni d’occhio questo posto e stai attenta a che nessuno lo rovini. Ciao».

L’inverno era stato lungo e freddo, l’acqua del fiume scorreva più lenta e Serena non correva nei prati. Quando pioveva si rifiutava persino di guardare dalla finestra, il mondo era triste e uggioso. Almeno, quando c’era un pizzico di sole, la bambina sperava che la primavera sarebbe arrivata anche un po’ più presto del solito.


E i papaveri erano tornati a fiorire sui campi vicini all’acqua e al vecchio salice, e con la bella stagione era tornato il pittore. Erano stati giorni felici e spensierati, cari e presenti nel ricordo. Poi un anno Serena aveva scoperto che la sua famiglia, per lavoro, sarebbe andata ad abitare in una lontana città del nord Europa: addio prati e campi, civetta e lepri, addio soprattutto papaveri. La cosa che più addolorava la bambina era che non aveva fatto a tempo a salutare il suo amico pittore. Gli aveva lasciato, sotto il salice, tenuto fermo da un sasso, il foglio su cui qualche anno prima lui aveva disegnato il grande papavero e gli aveva scritto che non ne aveva colti più. Poi un saluto, un grande bacio disegnato sul foglio con la matita. Uno schizzo ingenuo, che aveva commosso il vecchio pittore, quando lo aveva trovato. Ma si sa, le cose cambiano e il tempo era trascorso veloce.

In città Serena non trovava il sole che tanto amava, il grigio di quei cieli lontani e le gocce tristi della pioggia quasi giornaliera, le stringevano il cuore, poi bastava che le tornasse a mente il ricordo del pittore, che le aveva narrato favole meravigliose, tracciandole sulla carta, invece che nell’aria con la voce, e allora lei tornava simile a ciò che il suo nome dichiarava.



Aveva scoperto che un modo per non soffrire troppo di nostalgia era quello di comprare quei piccoli panini caldi, coperti da migliaia di semini neri, semi di papavero. Il loro sapore non le rammentava niente, ma era la sensazione di essere ancora nei campi della sua infanzia e aveva l’impressione che presto il suo grande amico, il saggio pittore sarebbe apparso da un momento all’altro per farle guardare con altri occhi il nuovo mondo che la circondava. 

Purtroppo lui non arrivava e Serena sospirava triste, mentre addentava il panino e i semini di papavero le scricchiolavano sotto i denti.

Gli anni erano passati e la bambina era diventata una giovane donna, gli studi e il lavoro l’avevano catturata, anche se la nostalgia le si leggeva negli occhi. Poi un giorno le era arrivata una curiosa telefonata; uno studio legale di Bruges, dove ora viveva, l’aveva contattata telefonicamente. La voce seria e precisa di una segretaria la aveva avvisata che il giorno seguente alle diciassette in punto era attesa per importanti comunicazioni. A nulla era valso chiedere notizie più chiare, la segretaria aveva asserito che non era stata incaricata di nient’altro più di quanto aveva già fatto. Non aveva nessuna informazione ulteriore da dire, ma aveva ribadito che era importante la puntualità.

La pioggia scendeva dalla mattina e Serena avrebbe desiderato chiudersi in casa, a leggere, ad ascoltare musica, a scordare quel pianto celeste che tanto la rattristava; eppure una certa curiosa sensazione la spingeva a obbedire allo strano invito. Un’ultima occhiata ai vetri e poi via, fuori, verso l’ignoto. Arrivata all’indirizzo che le era stato comunicato dall’efficiente segretaria, si trovò davanti un edificio modernissimo, di acciaio e cristallo, solo la targa di ottone aveva il sapore delle cose passate. Una volta in più si sentì inadeguata a quei luoghi e ripensò con uno stringimento di cuore ai luoghi dell’infanzia, perduti come perduta era la fanciullezza.

La targa diceva che si trattava di uno studio rinomato di legali che da generazioni esercitavano il diritto; si fece animo e suonò il campanello. Il portone si aprì silenziosamente, Serena entrò con circospezione, non sapeva cosa temere, ma non era tranquilla.  L’ascensore si mosse velocemente e si spalancò davanti alla porta dello studio. 


Esitò; cosa le sarebbe stato comunicato, cosa mai avevano a che fare con lei quei signori?

«Prego, il notaio l’aspetta», la segretaria era in linea con la casa: precisa, ordinata, efficiente… moderna. Solo il filo di perle al collo denotava il rispetto del passato e dell’eleganza sobria di buona famiglia. Il notaio, curioso! Serena aveva capito che si trattasse di avvocati, ma cosa importava. Non aveva legami familiari, i suoi erano morti da alcuni anni, niente fratelli, zie, parenti di nessun genere da cui ereditare e per i quali sarebbe stato necessario ricorrere a un professionista di tal genere. D’altra parte nemmeno di un avvocato aveva pensato di avere bisogno. Tacque e si lasciò guidare in uno studio in netto contrasto con l’ambiente esterno: a farla da padrone era il sapore passato, la sicurezza della tradizione, la consapevolezza di avere a che fare con il desiderio e le decisioni di chi non c’era più.

«Prego, signorina, - le disse con gentilezza il vecchio signore che stava seduto alla scrivania, mentre un giovanotto era in piedi dietro di lui – si accomodi. Per prima cosa devo sapere se le ricorda qualcosa il fiore del papavero».

Serena sbarrò gli occhi, certo che i papaveri le suscitavano ricordi dolci e lontani, così rispose al notaio che quel fiore la riportava un momento lieto dell’infanzia e aveva per lei il sapore della famiglia che non aveva più.

«Ho qui davanti a me le ultime volontà del signor Elvio Grimaldi. – il nome non suscitò in Serena alcuna emozione: uno sconosciuto – Il signor Grimaldi, deceduto circa un mese fa a una veneranda età, ha lasciato ogni suo bene alla Galleria di Arte moderna della sua città».

Il notaio fece una pausa a effetto, poi riprese.

 «Una postilla includeva lei, signorina. Leggo testualmente: “Se quella piccola bambina dai capelli biondi, che tanto amava il salice e il fiume, si ricorda ancora di me, vorrei che avesse un ricordo di giorni dalle ore leggere e dal colore chiaro della primavera. Si rammenta del signor Grimaldi?».

Serena si asciugò gli occhi e sorrise, il nome le era sconosciuto, ma l’uomo e la sua gentilezza le erano rimasti nel cuore e a quei ricordi spesso si attaccava quando si sentiva persa nel mondo. Il notaio prese nota dell’assenso e fece un cenno al giovanotto in piedi. Costui si chinò e prese da terra un quadro: un vaso di papaveri rossi, allegri e un tantino sfrontati in quella stanza severa, si materializzò davanti alla ragazza. Papaveri, più di un ricordo, una carezza. Serena prese il quadro con riconoscenza e bisbigliò solo una frase che il notaio non comprese.

«Tornerò, è arrivato il tempo», si alzò, salutò il notaio e uscì.

La pioggia aveva smesso di cadere e un timido sole spuntava nel cielo grigio. I suoi capelli luccicarono come un tempo. Ora era felice.


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Il racconto di Giuliana ti ha emozionato ??       Le opere di Patrizia ti hanno emozionato ??Lascia un commento qui sotto così le artiste potranno leggerlo

Commenti: 34
  • #34

    Franco (lunedì, 27 marzo 2017 08:44)

    Bellissimo ed emozionante! Grazie Sabrina: continuate così.

  • #33

    Giuliana Pedroli (mercoledì, 15 luglio 2015 18:05)

    E' tenera e dolce la storia legata al ricordo dei papaveri ma non posso nascondere la vera, grande emozione della pittura di Patrizia Pollato. L'espressione dei visi che dipinge, lo sguardo assolutamente espressivo delle donne mi guardano dalle sue tele mi trasmettono davvero emozioni diversissime tra loro. Quegli occhi, quegli sguardi sono vivi, hanno un anima. Si indovinano passioni, desideri, tragedie e dolore. Non sono io ad interpretare il dipinto, sono quei volti che raccontano spudoratamente tutto. Sentimenti allo stato puro.

  • #32

    Ele (martedì, 23 giugno 2015 00:07)

    Una favola a lieto fine ☺

  • #31

    Sofia L. (mercoledì, 20 maggio 2015 15:14)

    Racconto romantico, una bella favola. La narratrice è sicuramente una donna che vede la vita in tutte le sfumature del rosa, positiva, piacevole e scorrevole.
    Opere gentili, perfetto connubio, decisamente emozionali.
    Sofia

  • #30

    Lucia (lunedì, 11 maggio 2015 00:18)

    Emozionante ! Piacevole racconto, opere superlative.
    Bella iniziativa, complimenti Sabrina !

  • #29

    Elisa (mercoledì, 06 maggio 2015 22:34)

    Ma che splendida interpretazione ! Mi avete emozionato e anche tanto !
    Bella iniziativa, questo è davvero un contenitore emozionale !
    Saluti dall'Australia :-)

  • #28

    marcello (domenica, 03 maggio 2015 19:57)

    una storia romantica, fossero tutte così ... fatemi conoscere l'artista, questa signora ha mani d'oro ... la donna qui a lato è vera o frutto di fantasia ? se la modella esiste per davvero, vorrei il numero di telefono, è da urlo !
    con simpatia, Marcello, (sono un cliente della Cascina)

  • #27

    ruth maccarthy (giovedì, 23 aprile 2015 13:42)

    veramente molto brave, complimenti sul serio!

  • #26

    carla (sabato, 04 aprile 2015 22:26)

    Bravissime......bravissime.....bravissime.....

  • #25

    Gio' (sabato, 04 aprile 2015 07:59)

    le opere di Patty non hanno bisogno di essere commentate perche' io trovo che parlano da sole .. Sono le espressioni dei volti .. La realta' dei paesaggi a raccontarsi .. Ma trovo che abbiate trovato l'unico modo che poteva ancor piu valorizzarle..

  • #24

    Eufemia (venerdì, 03 aprile 2015 20:46)

    Patrizia e' una grande !!!!!!!!!! La signora Giuliana bellissima interpretazione complimenti una Collega Eufemia Renzi

  • #23

    francesca (venerdì, 03 aprile 2015 14:57)

    Un'armonia di contrasti che sa emozionare.
    Complimenti alle artiste.

  • #22

    Flavio (giovedì, 02 aprile 2015 00:46)

    Maledetto T9 e io che non controllo mai quello che scrivo ... volevo dire che la sinergia tra le due artiste è strepitosa, si sono fantasticamente amalgamate, brave !

  • #21

    Flavio (giovedì, 02 aprile 2015 00:35)

    Racconto ricco e concentrato di sfumature emotive, opere deliziose, trovo che la sinergia di queste due donne artiste siano sinergie, complimenti per l'iniziativa, non pensavo che un piatto di tagliatelle potesse scatenare un tripudio di gusto, arte e cultura ... ahhhhhh le donne, cosa riescono a fare !!

  • #20

    Stefania (mercoledì, 01 aprile 2015 22:06)

    Bellissimo racconto, emozionante e commovente. I dipinti danno ancora più forza alla narrazione. Complimenti!

  • #19

    Alessandra (lunedì, 30 marzo 2015 22:35)

    Emozionante.. bellissimo racconto e bellissime opere! Complimenti!

  • #18

    Nikka (sabato, 28 marzo 2015 15:18)

    Molto bello, nostalgico , commovente, emozionante e poetico ,grazie per l'invito alla lettura;molto apprezzato da chi come me non ha paura di emozionarsi e soprattutto non ha paura di mostrare agli altri le proprie emozioni!

  • #17

    Fausto (sabato, 28 marzo 2015 02:34)

    Un bellissimo racconto molto intenso e dotato di grande sensibilità. P.S: ogni vita ha un racconto ed il più delle volte é triste!

  • #16

    danila (venerdì, 27 marzo 2015 21:58)

    mi e' piaciuto molto, bel racconto

  • #15

    Ornella Nicola (venerdì, 27 marzo 2015 20:18)

    Complimenti per la bellissima iniziativa, opere curate e attinenti al tema. Speriamo si replichi!

  • #14

    Chiara (giovedì, 26 marzo 2015 19:05)

    Il racconto mi è piaciuto, molto suggestivo il rapporto tra la storia e le opere soprattutto per quanto riguarda i ritratti della protagonista. Una piacevole pausa da tutto letta sul treno di ritorno, e ci ho messo ben più di 7 minuti perché me lo sono goduta appieno!

  • #13

    Annalisa (giovedì, 26 marzo 2015 00:10)

    Questo racconto è molto bello ed emozionante, ci insegna che la vera amicizia è il dono più prezioso che si possa avere nonostante il passare del tempo e la distanza.
    Fantastiche le opere d'arte, complimenti!!!

  • #12

    Giada (mercoledì, 25 marzo 2015 23:31)

    Meraviglioso! Davvero poetico e originale nella sua semplicità... Come i papaveri stessi.

  • #11

    Elvia (mercoledì, 25 marzo 2015 20:36)

    molto bello il racconto....arriva dritto al cuore,sapori di sentimenti che oggi sembrano sepolti. Il quadro...."acceso"....un inno alla vita,mette gioia e vitalità.Grazie agli artisti per avermi regalato queste emozioni!!

  • #10

    Gianni (mercoledì, 25 marzo 2015 17:34)

    Racconto emozinante, fa rivivere ricordi infantili, le ore di spensierata giovinezza nei nostri prati fioriti della primavera che purtroppo tarda ad arrivare.
    I quadri sono molto particolarmente indicati al racconto.
    Complimenti all'autrice del racconto ed all'artista delle opere d'arte.

  • #9

    Catia Roversi (mercoledì, 25 marzo 2015 15:40)

    Non ho parole ,mi sono commossa ,la purezza della semplicità e l'amicizia vera .senza interesse ......un vero sentimento.

  • #8

    Giuly (mercoledì, 25 marzo 2015 14:04)

    Che dire? I papaveri sono i miei fiori preferiti!!!
    Non potevate cominciare meglio.
    Racconto intenso di emozioni e quadri molto belli!
    Complimenti!
    Aspetto il prossimo e grazie Sabrina.

  • #7

    JOSE MARCELO LEYRIA (mercoledì, 25 marzo 2015 12:39)

    La lettura mi ha emozionato. Peccato che non ho potuto.ascoltare a Giuliiana. Cari saluti da ARGENTINA... Marcello

  • #6

    DANIELA (mercoledì, 25 marzo 2015 09:49)

    RACCONTO E DIPINTI SI FONDONO IN IN
    COMMUOVENTE ED EMOZIONANTE INCALZARE.
    UNA BELLA FIABA, UN'ECCEZIONALE PITTRICE ED
    UN'OTTIMA INTERPRETE DELLA PAROLA SCRITTA

  • #5

    Jessica (mercoledì, 25 marzo 2015 00:59)

    Che emozione.....bellissimo.. Spero che sia l inizio di una grande raccolta...nn conosco Giuliana però grazie mi ha fatto tornare bambina tanti ricordi sono riaffiorati nella mia testa e nel mio cuore.............e Patrizia.....la nostra Pat che dire ogni sua opera è piena d emozione...come lei :-) !!! Bravissime....accoppiata vincente......

  • #4

    carlo (martedì, 24 marzo 2015 23:23)

    I quadri di Patrizia sono fantastici ....meriterebbe più visibil
    ità l'impegno è grandissimo

  • #3

    carlo (martedì, 24 marzo 2015)

    Frasi bellissime sembrano scritte da dei poeti del 600'ma atualissime fantastiche mettetevi insieme e scrivete un libro....b
    ravissime eccezionali

  • #2

    Anna (martedì, 24 marzo 2015 20:36)

    Fantastico racconto...mi ha emozionato molto..

  • #1

    Alice Milani (martedì, 24 marzo 2015 12:11)

    Molto bello, mi ha emozionato...